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AMI - Minerali insanguinati: una presa di coscienza mondiale

• Mercoledì, 28 settembre 2016 •

"Siamo di fronte a un paradosso. Il telefono cellulare è insieme uno strumento di libertà e di oppressione", ha dichiarato Bandi Mbubi, fondatore della Congo Calling.org, campagna che chiede alle compagnie telefoniche di prestare particolare attenzione alla provenienza del tantalio utilizzato nella loro filiera produttiva. È esattamente così. In altre parole, è proprio grazie ai più recenti mezzi di comunicazione e alle realtà in cui viviamo, così incredibilmente connesse ed interdipendenti, che possiamo renderci conto di come la quotidianità di molti sia legata alla Repubblica Democratica del Congo attraverso una scia di sangue e distruzione.

Il passo successivo della presa di coscienza consiste nel chiedersi in che modo il proprio Paese e tutta la comunità internazionale stiano agendo per impedire questo commercio così impattante negativamente sulla vita di tante persone.

Gli Stati Uniti sono stati i primi, nel 2010, ad approvare una legge che obbligasse le società quotate in borsa ad operare controlli sulla loro filiera produttiva, legge che – pur impattando in maniera positiva su alcuni aspetti del problema – lascia senza risposta alcune criticità importanti.

Solo successivamente, l'OCSE ha pubblicato le cosiddette "linee guida sul dovere di diligenza per una catena di approvvigionamento responsabile dei minerali provenienti da zone di conflitto e ad alto rischio", reputate ormai dall'organizzazione stessa lo standard internazionale nei controlli sulla provenienza dei minerali immessi sul mercato.

A seguire il modello americano sono state poi la Cina, con le sue disposizioni del tutto volontarie (e quindi di per sé poco incisive) ed infine l'UE, la cui posizione è stata tuttavia ampiamente criticata da molte organizzazioni del Terzo Settore, per il campo di applicazione giudicato troppo ristretto.

Gli effetti di questa presa di coscienza – grazie anche alle varie iniziative di cui anche AMI ONLUS è stata promotrice e protagonista attiva (Mail bombing per legge europea sui minerali, AMI in Parlamento per il Congo) - sono comunque stati piuttosto positivi, anche se non si può chiudere gli occhi davanti al dato di fatto che in RDCongo i massacri sono all'ordine del giorno e che la scia di sangue è ancora bel lontana dall'essere fermata. Come dichiarato dalla stessa OCSE, i dati raccolti finora fanno comunque pensare che il dovere di diligenza stia contribuendo a spezzare il legame tra l'estrazione di minerali e i conflitti che coinvolgono l'intera Africa Centrale, ma la problema rimane gravissimo, tanto più che alcune ricerche condotte da Amnesty International e Global Witness, evidenziano che solo un quinto delle imprese ha verificato, in maniera adeguata, la reale provenienza dei minerali utilizzati. (novethic.fr)

La questione dei minerali in RDCongo, in conclusione, non solo è lontana dall'essere risolta, ma è addirittura passata in secondo piano in questi giorni, viste la delicata situazione elettorale congolese e il numero di decessi, purtroppo,in continuo aumento. Il nostro invito è quello di continuare a lottare contro questa guerra silenziosa, invisibile ai nostri occhi ma allo stesso tempo così reale.

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