Questo sito web utilizza i cookie per personalizzare la tua esperienza. Continuando la navigazione acconsenti al loro utilizzo

AMI - Un Congo “ferito” reclama pace e diritti

• Venerdì, 21 ottobre 2016 •

Di Miriam Rossi

Un gigante ferito. Questa la metafora scelta dalla diaspora per fare riferimento alla Repubblica Democratica del Congo. Un vero e proprio colosso in termini di ampiezza territoriale e di ricchezza del sottosuolo ma anche un gigante duramente colpito, quasi abbattuto, per la presenza di milizie armate che controllano porzioni del territorio, per le condizioni disumane dei lavoratori impiegati nello sfruttamento illegale dei minerali, per la violenza e l'insicurezza diffuse: tutte situazioni ampiamente concesse dalla fragile democrazia del Paese. Di certo non risultano note positive le più recenti notizie connesse allo scenario politico congolese. Le elezioni presidenziali che avrebbero dovuto tenersi alla fine del prossimo novembre sono state rimandate all'aprile del 2018, con una proroga de facto del mandato dell'attuale presidente Joseph Kabila; una notizia che alla metà di settembre ha infiammato gli animi e le proteste con un bilancio di circa 40 morti tra i manifestanti a Kinshasa, nella capitale del Paese.

È dinanzi allo scenario appena accennato che anche quest'anno in tutto il mondo la Congo Week, la settimana dedicata a sollevare l'attenzione mondiale sul dramma della RD Congo, alla sua nona edizione, ha raccolto un programma denso di eventi culturali, politici, artistici, per far conoscere i congolesi e le loro difficili condizioni di vita. L'obiettivo? Mantenere viva l'attenzione sulla RD Congo nell'ottica di restituire al Paese la pace e ai suoi abitanti quella dignità e umanità che sembrano loro strappate via da troppo tempo. In Italia l'evento centrale della settimana sarà il convegno "Il Gigante Ferito: Voci e testimonianze dalla Repubblica Democratica del Congo", che si terrà sabato 22 ottobre a Bologna nel prestigioso Palazzo D'Accursio in Piazza Maggiore; i relatori, tra i quali è previsto anche l'intervento dell'europarlamentare Cécile Kyenge, affronteranno questioni di cocente attualità quali la tracciabilità dei minerali nelle zone di conflitto, lo sfruttamento dei lavoratori congolesi, i massacri nell'area orientale del Paese.

Tutti temi da tempo nell'agenda europea, e non solo, proprio per le straordinarie connessioni tra lo sfruttamento di quel territorio e di quella popolazione e, oggi ancor più evidente, la ricchezza tecnologica detenuta in Europa. Non è affatto sbagliato affermare che ogni cittadino europeo detiene un piccolo pezzo di Congo nelle proprie tasche: è il coltan, una lega di due minerali (columbite e tantalite) che si trovano con particolare abbondanza e a basso prezzo nel Paese africano, necessaria per la costruzione dei moderni smartphone e per molti altri strumenti informatici hi-tech. Un prezzo che cela condizioni di estrazione simili allo schiavismo, alimenta corruzione e violenze, nonché le mire di aziende e di altri Stati, pronti a raggiungere accordi di ogni tipo pur di ottenere i preziosi minerali. La necessità di promuovere in seno all'Unione Europea una norma che obblighi alla certificazione dei minerali estratti in zone di conflitti armati, i cosiddetti "minerali insanguinati", sul modello del Protocollo di Kimberley del 2002 per la certificazione dei diamanti, è stata condivisa lo scorso giugno dalle principali istituzioni comunitarie, Commissione, Parlamento e Consiglio Europeo; il semplice accordo politico è apparso però ben poca cosa rispetto alle aspettative delle numerose associazioni della società civile per un accordo legislativo vincolante per le aziende.

Lo sfruttamento dei minerali congolesi è direttamente connesso alla presenza di milizie armate nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo, la stessa zona di Beni in cui si stanno verificando orribili massacri. Accanto agli eufemisticamente definiti "regolari" stupri di donne ed eccidi per sancire una posizione di potere sul territorio, negli ultimi mesi sono avvenuti (e tuttora avvengono) indicibili carneficine di persone dell'etnia Nande, tali da far presagire un tentativo di genocidio. L'allarme, lanciato alla comunità internazionale anche attraverso un appello online, è stato raccolto dal capogruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo, Gianni Pittella, che mesi fa ha amplificato dinanzi a Strasburgo le informazioni sull'eccidio nella regione congolese di Kivu, riferendo di "immagini brutali, raccapriccianti", "persone decapitate", "una strage di fronte alla quale l'Europa e il mondo non possono restare indifferenti". È per questa ragione che l'attivista italo-congolese John Mpaliza, il cosiddetto Peace Walking Man, ha deciso di intraprendere una nuova marcia a staffetta fino a Bruxelles per "rompere il silenzio" e per chiedere la pace per la RD Congo, garantendo le condizioni affinché questa sia realizzabile: partenza da Reggio Emilia domenica 23 ottobre e arrivo previsto l'8 dicembre. Seguitelo su #MarciaReggioBruxelles4Beni o fategli compagnia in cammino: il silenzio su quanto sta accadendo in RD Congo si può rompere anche con il rumore dei passi di un uomo o di più persone in cammino.

Articolo pubblicato sul sito www.unimondo.org

Cerca

Dona Ora Maendeleo Italia

Dona Ora MFC

Ultime Notizie

Progetti ed eventi